Diverso tempo fa Pirandello, un famoso scrittore Siciliano, aveva fatto riferimento in una sua opera, alle differenti maschere che l’individuo utilizza quotidianamente a seconda del contesto in cui si trova. Pirandello aveva messo in evidenza come ogni persona potesse agire con atteggiamenti e stili differenti rispetto alla situazione in cui si fosse trovato. Per Pirandello la maschera indossata viene a rappresentare uno strumento molto efficace per accordare due obiettivi. Il primo obiettivo è quello di utilizzare la maschera più adatta all’ambiente circostante allo scopo di ricavarne maggiore utilità. Il secondo obiettivo è quello di utilizzare la maschera per nascondere la parte più intima ed autentica di se stessi allo scopo di salvaguardarla. Attraverso la metafora descritta con le maschere, Pirandello voleva mettere in risalto quanto il più delle volte l’individuo rappresentasse di se stesso una faccia non corrispondente quasi mai a quella sua autentica . Partendo da Questa geniale intuizione di Pirandello mi soffermerò’ sulle conseguenze tragiche che l’uso delle maschere portava nella vita degli uomini. L’aspetto tragico è rappresentato dal fatto che l’ ostinata ricerca delle maschere più perfette per ogni contesto, ha portato l’individuo a perdere quasi completamente la capacità di ricercare il bello dentro se stessi. Ovvero il tentativo maldestro di ricercare il meglio di sé attraverso l’utilizzo delle maschere, ha portato progressivamente l’essere umano a ricercare nell’apparire la via per essere felice. Motivo per cui si è rafforzata sempre di più l’aspettativa, attraverso l’uso delle maschere, di suscitare il proprio riconoscimento attraverso la costante approvazione degli altri. La ricerca della migliore forma fisica, il successo professionale, l’essere sempre simpatici ed interessanti, l’essere danarosi, l’essere prestanti sessualmente, l’essere affascinanti, avere il potere, sono alcune delle tante maschere che l’individuo prova continuamente a perfezionare ed ostentare proprio per confermare il proprio valore personale nel contesto sociale di appartenenza. La conseguenza di tutto ciò è che l’individuo ha creato come una barriera tra il sé autentico e quello che invece ostenta con gli altri. Una barriera che in altre parole si è’ tradotta in un tragico isolamento del proprio mondo interno, con la progressiva perdita della capacità di far dialogare il vero se’ con il mondo esterno. Cosi come una pianta inaridisce se non viene innaffiata e coltivata, parimenti succede al se’ autentico che e’ situato nel mondo interno dell’individuo. Il mondo interno per alcuni può coincidere con la rappresentazione dell’anima e per altri come la parte più inconscia ed autentica di se stessi. In ogni caso l’inaridimento di questa area coincide con uno stato di infelicità inespressa e profonda. A differenza della infelicità classica che può essere generata da avvenimenti esterni spiacevoli , l’infelicità inespressa è invece generata dall’avere isolato il propri sé più autentico dal mondo esterno proprio attraverso l’utilizzo delle maschere. Motivo per cui il malessere derivato dall’isolamento del proprio sé non può essere espresso e socializzato perché celato dalle maschere. L’aspetto tragico di tutto ciò è che l’individuo si è trovato isolato da se stesso. Ed anche se si relaziona e condivide una moltitudine di esperienze con altre persone, rimane sempre isolato dalle sue maschere che come inferriate di un carcere barrano l’interazione con il mondo esterno. In una società in cui il prototipo dell’individuo ideale e’ rappresentato da maschere che ostentano sicurezza, bellezza, positività, successo, felicità, benessere, fiducia, allegria, c’è molta paura a fare emergere il proprio se’ autentico, poiché fallibile, a volte triste e altre volte sfiduciato e insicuro. Motivo per cui la corsa ad indossare le maschere continua, fino a quando il se’ autentico completamente inaridito si ribella e attanagliato da profonda disperazione porta ogni cosa alla morte attraverso il suicidio. Un suicidio che dapprima coincide con la morte dello spirito/anima e dopo con la morte del corpo. L’allarme sociale della società moderna e’ che l’essere umano soffre di un nuovo tipo di solitudine che è’ quella riferita a se stesso. La domanda e’: può un essere che non riesce più a relazionarsi con se stesso poterlo fare con gli altri? Ad ognuno la libertà di scegliere se buttare via tutte quelle maschere che, imprigionando la parte più intima ed autentica di se stesso, lo rendono simile ad un pupazzo, forse con un sorriso stampato nel volto ma morto nell’anima.
No comments yet.