Il momento in cui ci si sente bene interiormente è quando riponiamo fiducia in noi stessi. Tanto più apprezziamo il nostro IO maggiore sarà il senso di fiducia percepito. Durante le occasioni in cui ci si autorizza ad esprimere le proprie idee, il benessere percepito aumenta, mentre si riduce drasticamente l’apprensione di essere giudicati negativamente dagli altri. Chi ha vissuto anche per un solo istante il sentirsi pienamente libero di esprimere le proprie idee, conosce bene quanto meraviglioso sia quel momento. Purtroppo i momenti vissuti nell’assoluta libertà di potere esprimere le proprie opinioni sono rari e per questo la fiducia in se stessi si riduce piuttosto che aumentare. Sono tantissime le occasioni in cui desidereremmo parlare e dire la nostra opinione, invece ci sentiamo costretti a censurare o modificare quello che realmente vorremmo esprimere. Nella quotidianità possono essere tante le occasioni in cui ci capita di mettere un bavaglio alla nostra voce, giustificati dal misero ragionamento di non volere creare disaccordi con gli altri. Nell’illusione di volere operare per il quieto vivere, inconsapevolmente, imbavagliamo noi stessi e non diamo merito alle nostre opinioni. Senza rendercene conto, censurando le nostre idee , ci emarginiamo dentro una cella che ci impedisce di sperimentare quel meraviglioso stato di benessere percepito quando ci sentiamo liberi di esprimerci. Molte persone sono vittime inconsapevoli di questo circuito perverso, che da una parte pretende di non creare disaccordi e dall’altra, impedendo alla persona di esprimersi, suscita malessere in se stesse. Il costante processo di reprimere le proprie opinioni spesso si traduce in mal di pancia e nei casi più gravi può dare origine a disturbi psicosomatici. La questione che questo argomento ci mette in risalto è se la condanna alla galera del nostro IO dipenda dagli altri o da noi stessi. Rispetto a tale questione, la convinzione comune è di credere che siano gli altri i responsabili dell’incarceramento del proprio IO. Per qualcuno il carceriere potrebbe essere il partner, per altri il proprio direttore di lavoro, per altri è l’amico, e per altri ancora la suocera, l’insegnante ecc. Il risultato di considerare gli altri come i carcerieri del proprio IO, produce la conseguenza di sentirsi delle vittime impotenti a cui non è concessa la possibilità di esprimersi liberamente. Come risultato le persone, impedendosi di dare voce al proprio IO, contribuiscono alla loro prigione. Nella maggior parte dei casi, le persone sono ignare del male che suscitano contro se stesse e per tale motivo si affliggono ancora di più, convincendosi che per loro è impossibile esprimersi liberamente. Nella realtà le cose non stanno proprio in questo modo. Anche se molte situazioni sociali ci limitano nell’ esprimere liberamente le nostre opinioni per via delle conseguenze negative che potrebbero produrre nelle nostre relazioni sociali, ci sono tantissime situazioni in cui siamo noi stessi a impedirci di esprimere le nostre convinzioni per la paura di essere valutati o giudicati negativamente da chi ci sta intorno. In questo secondo caso, la scelta di imbavagliare le nostre idee non dipende dal danno che potremmo procurare ad altri, ma dal fatto che le altre persone, pensandola diversamente, potrebbero reagire negativamente nei confronti di quello che pensiamo. In questo secondo caso siamo noi a incarcerare il nostro IO per sfiducia personale in quello che crediamo, piuttosto che per le conseguenze negative che potremmo suscitare negli altri. Alcuni esempi quotidiani in cui ci capita di imbavagliare noi stessi , possono presentarsi durante una discussione con gli amici, con i colleghi di lavoro, con i membri della famiglia o con il partner, magari rispetto a discussioni politiche, religiose o rispetto a delle decisioni da prendere. Durante tutte le occasioni sociali l’individuo è sempre davanti a due scelte. La prima è quella di tacere. La seconda è quella di esprimere le proprie opinioni. La scelta di tacere produce come conseguenza l’incarceramento del nostro IO e automaticamente produce disagio . La seconda opzione ci consente di dare una voce al nostro IO e per questo potenziare il livello di fiducia personale percepito. Se imparassimo a dare voce più frequentemente al nostro IO, ci regaleremmo sempre più spesso momenti di piacere, sentendoci liberi di esprimere le nostre idee anche se differenti da quelle degli altri. Cosi facendo, ci apriremmo all’esperienza di quello splendido universo che è costituito dall’avere piena fiducia in se stessi. Un motivo per autorizzarsi ad esprimere liberamente le proprie idee sta nel fatto che nessun uomo presente su questa Terra, possiede l’onnipotenza di avere delle idee vere ed assolute. Pertanto ogni individuo, fin dall’origine della sua esistenza vanta il pieno diritto di potere esprimere le proprie opinioni. Il vantaggio di esprimere i propri concetti, anche quando essi dovessero ricevere una valutazione negativa dagli altri è triplice. Il primo è che si coltiva il terreno della fiducia in se stessi i cui frutti garantiscono quel meraviglioso stato di benessere interiore che abbiamo accennato all’inizio. Il secondo è che si dà l’opportunità a se stessi di confrontare le proprie idee con quelle degli altri e con questo di generare un arricchimento personale di informazioni potenzialmente importanti. Il terzo è che si offre agli altri l’opportunità di arricchire le loro idee confrontandole con le nostre, anche se nessuno mai ci ringrazierà di tale dono. Giunti a questo punto, la domanda che dovremmo farci è: vogliamo continuare a incarcerare noi stessi e ritenere gli altri responsabili della nostra gastrite ( che potrebbe nel tempo diventare ulcera)? Oppure vogliamo fin da adesso iniziare a rispettarci, riconoscendo in noi stessi sia i carcerieri che i ladri che provano a rubare l’aspetto autentico del nostro IO? Alla luce di questa discussione appare chiaro che i carcerieri hanno le chiavi per aprire le celle a quei ladri che inconsapevolmente si sono chiusi dentro una gabbia senza essere colpevoli. Il mio suggerimento è: uscite fuori della celle e riprendetevi il vostro IO, che è stato concepito fin dall’inizio dei tempi per essere sempre Unico ed Originale in tutto il creato. Se quest’ultima sarà la strada che deciderete di seguire, ricordatevi di concedere anche agli altri il vostro stesso diritto.
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